Sulla vicenda dei
Marò ho cercato di farmi un’idea obiettiva, dopo aver letto tutto e il
contrario di tutto. Sulle prime sembrava tutto chiaro, stando alle informazioni
passate per la maggiore sui media: un tragico errore di valutazione dei
fucilieri della marina che ha portato alla morte dei due pescatori indiani. Ho
letto diverse analisi e “controanalisi” che possono essere trovate in rete; per
la verità molte di queste "controanalisi" sono basate solo sugli attacchi
personali anziché sull'esame dei fatti, quindi non starò ad elencarle e non voglio
entrare nella diatriba. Ho cercato, invece, di fare una ricostruzione che
fosse più oggettiva possibile, vista la tendenza italica a mettere tutto in secondo piano rispetto alla difesa di piccoli interessi di parte e
orticelli vari.
Tu per che
squadra tifi?
In Italia funziona così: ci si schiera. Se sei di sinistra vale l’equazione
militari = di destra = fascisti = sicuramente colpevoli. Anche la destra non è da meno
in quanto a strumentalizzazioni, anche se c'è da precisare che quella dei "marò eroi" è una bufala: infatti non è scritta da nessuna parte se non nei siti che puntualizzano proprio sul fatto che non lo siano. Infatti non sono eroi ma nessuno lo ha mai nemmeno detto o scritto. Stiamo parlando invece di due persone che nel loro
servizio rappresentano il paese e sono tenute a rispettare determinati standard
comportamentali. Il paese che manda in missione suoi effettivi deve anche
garantire che essi siano giudicati secondo le leggi del paese di
appartenenza e non dalle leggi di un paese dove è in vigore la pena di morte,
anche se il segretario di Rifondazione Comunista di Rimini Paolo
Pantaleoni augurava loro l’impiccagione solo il 12 luglio scorso. Avere a cuore la vicenda dei due fucilieri Latorre e Girone anziché liquidarla ironicamente con la frase "E i marò???" significa anche avere un po' di amor proprio in quanto italiani e non giocare sempre e solo allo sfascio. Questo non implica, sia chiaro, una difesa a priori di chi indossa una divisa, bensì andare lucidamente all'analisi dei fatti.
I fatti
oggettivi
Possiamo elencare una
serie di fatti oggettivi, su cui non si è discusso oppure vi è accordo tra le
parti:
·
Numero
di colpi sparati: 20 - appurato anche dagli indiani dalla conta delle cartucce
·
Numero
colpi rinvenuti sul St. Anthony (la barca dei pescatori): 15
·
Posizione
della Enrica Lexie: 09° 17.02' Nord – 076° 01.80' Est. - a 20,5 miglia nautiche dalla costa
·
Orario
incidente della Enrica Lexie: h 16.00 del 12-feb
·
Orario
rientro St. Anthony a Neendakara: 22.30
·
Processo
inspiegabilmente lungo, nonostante gli esiti dell’autopsia e le armi a
disposizione degli inquirenti indiani à estrema
facilità di giungere in breve a un esito certo delle indagini, inconciliabile con la
lungaggine del processo
·
Dichiarazioni
discordanti riportate sulla stampa indiana sugli esiti dell’autopsia e sulla
perizia balisitca
·
Deposizioni
dei marinai del St. Anthony contraddittorie e modificate nei giorni successivi all’incidente
La pirateria:
una lunga scia di sangue nel mare
Facciamo una piccola lista di assalti avvenuti nel tratto di mare tra il Golfo di Aden e il Mar Arabico negli
ultimi anni:
·
L’11 Aprile
2009 il rimorchiatore italiano “Buccaneer” con 10 mariani italiani viene
sequestrato per quattro mesi
·
Il 29 Marzo
2010 avviene il sequestro della MV Iceberg 1, con 24 marinai a bordo
sequestrati per il periodo record 33 mesi: due
muoiono di fame, tanto per descrivere le condizioni di prigionia.
·
il 22
Febbraio 2011 due velisti, Jean e Scott Adam, vengono uccisi dai pirati
·
il 23/02/2011
quattro americani a bordo di uno yacht perdono la vita in un abbordaggio
·
a settembre 2011
una famiglia danese di padre, madre e tre figli fra i 13 e i 17 anni viene
rapita dai pirati per 6 mesi e occorre pagare un riscatto di 3 milioni per
portarli a casa
·
il 12
settembre 2011 è la volta dei coniugi francesi Colombo, sequestrati sullo yacht:
lui perde la vita e lei resta ferita
·
nel Febbraio
2011 viene sequestrata per 10 mesi la petroliera italiane Savina Caylyn
·
Il 21 Aprile
2011 la petroliera Rosalia D’Amato finisce anch'essa per sette mesi sotto il
controllo dei pirati
·
Il
10 ottobre 2011 la stessa sorte capita alla motonave "Montecristo" con sette marinai
italiani a bordo
Detto questo, i due marò non sono dunque due pistoleri in crociera, bensì
due rappresentanti dell'Italia a difesa degli equipaggi. La necessità di personale armato a bordo delle imbarcazioni è quindi determinata da una situazione di
tensione pregressa.
Incidente Enrica
Lexie
Il 15 febbraio 2012, alle 16.00 locali, la petroliera Enrica Lexie veniva
approcciata da un’imbarcazione più piccola con modalità identificate dal team
di sicurezza in un tentativo di abbordaggio. Secondo il rapporto redatto dal
personale a bordo, la cosa si risolve dopo che i militari sparano alcune
raffiche di avvertimento in acqua in prossimità del natante. In totale vengono
sparati 12 colpi da Latorre e 8 da Girone. Il fucile Beretta ARX 70/90 ha una
cadenza di tiro di 670 colpi al minuto, quindi Latorre ha sparato per un totale
di 1,07 s mentre Girone per 0,72 s: un fuoco decisamente breve.
Incidente St.
Anthony
Il comandante del peschereccio delle due vittime aveva dichiarato ai
microfoni di numerosi corrispondenti e del canale TV locale Venad News e di
fronte ad una folla di curiosi, appena approdato nel porticciolo di Neendakara
alle ore 22.30 locali di quel fatidico 15 febbraio 2012 di “essere stati
aggrediti da una grossa nave, di cui al buio non aveva scorto il nome, dalla
quale gli avevano sparato addosso” causando la morte di due pescatori [1].
Le dichiarazioni di Freddy Bosco iniziano con l’indicazione sull’orario
dell’evento, circa le 21.30 secondo lui, affermando di “aver udito un
boato”. Giusto per capirci, proiettili da 5,56mm sono piccoli e lo stesso fucile Beretta AR 70/90 è relativamente silenzioso - lo scrivo avendolo provato in prima persona durante il servizio di leva. Non è dunque il rumore dei
fucili che, soprattutto nel caso di spari da distanze maggiori di 100m in mare
aperto, non sarebbe udibile. Potrebbe essere piuttosto il boato prodotto da
razzi dissuasivi, in dotazione ad altri corpi di sicurezza navale, ma non dei
marò che hanno solo 6 fucili da 5,56mm a bordo.
Nei giorni successivi, però, la versione di Freddy bosco cambia. In
particolare, la posizione del St. Anthony cambierà ogni volta che qualcuno lo
intervisterà, ma l’orario verrà sempre collocato alle 16.00 ora indiana: lo
stesso orario riportato dai marò nel loro rapporto. Adesso si aprono degli
interrogativi:
·
può un uomo, per quanto sotto shock, alle 22.30 confondersi tra qualcosa avvenuto alle 21.30, cioè un’ora prima, e
qualcosa avvenuto alle 16.00, ben 6 ore e mezza prima?
·
Il 15 febbraio
nel Kerala il sole tramonta alle 18.40, quindi c’è luce fino alle 19.40 circa.
Ci si può confondere tra il giorno e la notte?
Vediamo invece le posizioni geografiche, riportate in due altre interviste:
1.
Versione rilasciata al Daccan Chronicles il 3 marzo: 35 miglia nautiche al largo di Chertala.
Impossibile, non avrebbero fatto in tempo a tornare a Neendakara per le 22.30
con una barca che viaggia a 8 nodi al massimo.
2.
Intervista a Oggi il 23 marzo: 20 miglia nautiche al largo di Kollam. Possibile, ma in quel caso si sarebbero trovati a 25 miglia dalla Enrica Lexie anziché a
100 metri da essa
Ma dove si trovava allora il St. Anthony? Non è dato di saperlo, in quanto
i pescatori dichiarano di muoversi senza GPS. Un po’ strano, nel 2012, che i
pescatori vadano per mare per una settimana macinando centinaia di miglia senza
il GPS. Ad ogni modo, trovandosi nei pressi dell'Enrica Lexie alle 16.00 a circa 38 km dalla costa, i pescatori avrebbero poi navigato per oltre 6 ore con due morti a bordo verso Neendakara,
che dista 70 km, quasi il doppio.
Un altro tratto
dell’intervista rilasciata a Oggi: "Noi non abbiamo letto il nome della nave, c'erano pallottole dappertutto. Noi abbiamo solo visto che era una nave nera e rossa. E' stata la polizia, a terra, a dirci quel nome"
Anche qui sorgono alcuni
interrogativi:
·
È possibile
non riuscire a leggere il nome, scritto a caratteri da 1,5 m su ogni lato della
nave, in pieno giorno? (se vale la versione delle ore 16.00)
·
Se invece
vale la versione della notte, come hanno fatto a distinguere il colore della nave in
pieno oceano al buio? Una nave, in quelle condizioni, appare come una sagoma scura e i colori diventano difficili da vedere. Nemmeno la Luna avrebbe potuto illuminare la nave: quel giorno la fase lunare era infatti al primo quarto e nel Kerala sorse alle 5.35 am e tramontò alle 16.20
·
Il racconto
particolareggiato di Freddy Bosco lascia intedere una dinamica incompatibile
con i 12 colpi sparati da Latorre e gli 8 da Girone, per un totale di meno di 2
secondi di spari. In un’altra intervista lo stesso Freddy Bosco parla esplicitamente
di 1 minuto e mezzo di fuoco.
Incidente fucilieri
|
Prima intervista a Freddy Bosco
|
|
colpi sparati
|
20
colpi, per un totale di 2 secondi di spari
|
Dinamica
compatibile con 20-30 s di spari
|
Tipologia di armi
|
Fucili
5,56 NATO, piuttosto silenziosi
|
“abbiamo
udito un forte boato” compatibile con l’uso di razzi dissuasivi
|
Orario incidente
|
Pieno
giorno, ore 16.00
|
“era
buio”
|
La testimonianza del comandante Noviello
Il comandante in seconda della Enrica Lexie, Carlo Noviello, intervistato nei primi tempi dopo l’incidente, affermò che l’imbarcazione che ha tentato l’avvicinamento alla Enrica Lexie non fosse il St. Anthony e che i due marò si siano prodigati in tempo per segnalare la loro presenza a bordo per dissuadere il barchino dalla manovra, prima di sparare. L'elemento nuovo e sensazionale, al tempo dell'intervista, è che il comandante della nave, un uomo con decenni di esperienza in mare, afferma che l'imbarcazione che li ha approcciati fosse diversa dal St. Anthony, ponendo le basi per prendere in considerazione la concomitanza di eventi diversi nello stesso giorno e nello stesso tratto di mare. Il comandante Noviello dichiara inoltre che si trattasse di "una chiara manovra d'abbordaggio" e conferma che i fucilieri spararono in acqua. Non solo, Noviello si spinge a menzionare uno scontro a fuoco - da verificare - avvenuto tra la guardia costiera indiana, intervenuta su segnalazione di un assalto pirata, e una presunta imbarcazione pirata. Quest’intervista è passata però praticamente inosservata sui media nazionali, benché si tratti di un testimone oculare chiave. La possiamo ascoltare integralmente a questo link:
Questa è una ricostruzione diametralmente opposta a quella rilasciata dalla
NIA -National Investigation Agency: "Before shooting two
Indian fishermen, the Italian marines on board MT Enrica Lexie didn’t issue any
warning on loudspeaker or fired warning shots" [3]
In seguito all'allarme
lanciato dai pescatori del St. Anthony, che è stato registrato alle 18.20 ora
locale, quindi né alle 16.00 e né alle 21.30, la guardia costiera indiana
attira in porto la Enrica Lexie con uno stratagemma: comunicano di aver fermato
un'imbarcazione di pirati con armi a bordo e chiedono a chi avesse subito
assalti di presentarsi in porto per l'identificazione [4] [5]. Questo fatto denota che la guardia costiera fosse certamente a conoscenza della possibilità di assalti pirateschi e di scontri a fuoco
nell'area, altrimenti non si spiega come appena ricevuto l'allarme avessero già
pronta quella che sarebbe poi divenuta la versione ufficiale degli eventi - salvo esserne implicati loro in prima persona. Da
parte loro, i pescatori hanno riportato versioni discordanti anche dai
riscontri ufficiali: se l'incidente fosse avvenuto alle 16.00, perché diramare
l'allarme alle 18.20, quindi due ore e venti dopo? In ogni caso, le numerose versioni
rilasciate minano fortemente la credibilità dei pescatori: essi sono certamente
le vittime della vicenda ma chi ci assicura che la versione ufficiale non sia
semplicemente quella che garantisce loro un sicuro risarcimento e fa ricadere
la responsabilità di tutto ad attori esterni al sistema "India"? Freddy Bosco mentiva spudoratamente quando affermava, appena rientrato in porto, che l'incidente fosse avvenuto solo un'ora prima, alle 21.30. Cosa lo ha spinto dunque a non dire la verità? Non vi era ancora accordo sulla versione da raccontare? I dubbi sono legittimi.
Analizziamo adesso la barca: la polizia indiana referta 15 fori di
proiettile sul St. Anthony. Considerando che i marò hanno esploso 20 colpi,
significa che ben 3 su 4 sono andati a segno: una percentuale che denota senza
dubbio la volontarietà di colpire, da quelle distanze e con un bersaglio mobile in mare. La domanda che ci si
pone è: com’è possibile che due professionisti con 20 anni di esperienza si
mettano a sparare senza preavviso a una barca di pescatori in barba a tutti i
protocolli e alle regole d’ingaggio, senza nemmeno sparare le raffiche di
avvertimento in mare? Oppure, ribaltando il punto di vista: se si tratta di due
pistoleri col prurito sulle mani, perché sparare solo per il tempo di circa 1
secondo a testa? Se proprio avessero avuto voglia di giocare al tiro al
bersaglio, avendo 20'000 proiettili in dotazione non avrebbero avuto motivo di
fermarsi subito. Avrebbero potuto persino affondare il peschereccio, evitando
di lasciare superstiti e prove, se proprio vogliamo pensare alla malafede.
Abbiamo motivo di dubitare che due professionisti non seguano i protocolli? Se
avessero anche solo sparato un paio di raffiche in mare, su un totale di 20
colpi sparati non sarebbero rimasti colpi sufficienti per causare altri 15 fori
sul St. Anthony, con fucili che ne sparano 11 al secondo.
Tutte le congetture assumono un valore relativamente piccolo rispetto alla
prova regina: la perizia balistica.
In pratica, sarebbe possibile stabilire quale arma abbia sparato i colpi
prelevati dai corpi dei poveri pescatori uccisi. La cosa veramente incredibile
è che i periti italiani della difesa
sono stati esclusi dall’autopsia e dalla perizia balistica [6]. Già solo questo fatto invaliderebbe tali prove in sede processuale in qualsiasi paese in
cui vige lo stato di diritto. Ma soprattutto: PERCHE’ escluderli? La polizia indiana aveva forse qualcosa da nascondere?
Lo stesso St. Anthony, un IMPORTANTISSIMO reperto, ci s’immagina venga
conservato nelle migliori condizioni possibili, soprattutto in attesa di un
processo al centro di un incidente diplomatico internazionale. Invece no:
Il peschereccio è stato lasciato affondare nel porto di Neendakara. Siamo di fronte a dilettantismo e negligenza da parte degli inquirenti indiani, oppure vi è l'interesse a distruggere
le prove disponibili?
Nonostante queste evidenti irregolarità, arriviamo al referto dell'esame autoptico, rilasciato dal Prof. Sasikala il 16 Febbraio. Il comunicato recita: “firmato da K. Sasikala, professore di Medicina e Chirurgia legale a Trivandrum [...] il «proiettile metallico a punta» ritrovato nel cranio del
pescatore misura «3,1 centimetri di lunghezza», «due centimetri di
circonferenza sulla punta» e «2,4 sopra la base»”:
Solitamente
per i proiettili si indica il calibro, non la circonferenza. Ad ogni modo,
2,4cm di circonferenza portano al calibro 7,62mm, forse il calibro più diffuso
al mondo tra le armi d’assalto. In particolare il proiettile 7,62 x 32mm
potrebbe appartenere ad armi imbarcate sulle motovedette sia indiane che della
marina cingalese. Ripeto: un calibro molto comune.
Ad ogni modo, questa perizia SCAGIONA
in modo definitivo i nostri marinai. Non vi erano armi calibro 7,62mm a bordo
dell’Enrica Lexie, solo 6 fucili Beretta 70/90 da 5,56mm. Nei giorni successivi al rilascio dei risultati dell'autopsia, la procura ordina una nuova perquisizione a bordo della Enrica Lexie, [7] [8] nonostante fosse già stata esaminata in precedenza. Cosa speravano di trovare? Forse armi calibro 7,62 mm sfuggite ai controlli?
A dispetto dei risultati dell'autopsia, la
stampa indiana dopo qualche giorno annuncia la compatibilità tra i proiettili
rinvenuti nei corpi e due dei fucili a bordo dell’Enrica Lexie, pubblicando i risultati di una perizia balistica che contraddice evidentemente la relazione del Prof. Sasikala. Il problema è che, analizzando le matricole dei fucili
dichiarati dagli indiani, si risale
a quelli dei marò Voglino e Adronico, CHE NON HANNO SPARATO. [9] Cosa se ne
evince? Che gli inquirenti indiani, in possesso di tutti e 6 i fucili dei militari a bordo, ne abbiano presi due a
caso per sparare dei colpi da refertare come proiettili ritrovati nei cadaveri? Peccato che, in questo caso, avrebbero scelto i fucili sbagliati: siamo di fronte alla fabbricazione di prove? Ad ogni modo, in Italia qualcuno che scrive su giornali a diffusione nazionale, che non cito per evitare di fare pubblicità alle ricostruzioni parziali, è arrivato ad affermare che: "Nella concitazione i marò si sono confusi e hanno preso le armi dei colleghi", ignorando totalmente cosa significhi avere in gestione un'arma ed esserne l'unico responsabile, oltre a sconfessare totalmente il referto autoptico.
Incidente Olympic
Flair
Nello stesso giorno, una nave greca ha riportato un tentativo di assalto da
parte di barche di pirati. L’assalto sarebbe stato abbandonato dai pirati dopo
che l’allarme risuonò sulla nave, stando al rapporto compilato dagli stessi
operatori imbarcati.
Il comandante ha dichiarato che a bordo si trovava un team della Diaplous
disarmato. La cosa risulta incredibile: perché pagare del personale specializzato
che non avrebbe poi la possibilità di difendersi da un assalto, se non “a parolacce”? Ma,
soprattutto, se andiamo sul sito della Diaplous, possiamo credere che il
servizio offerto dall’azienda comporti l’impiego di personale disarmato? A occhio, non si
direbbe:
Sul sito dell’agenzia di security si può anche notare (foto seguente) uno degli
operatori nell’atto di sparare un razzo “dissuasore”; si tratta di un'arma che
dovrebbe scoraggiare eventuali abbordaggi per via del boato che produce
esplodendo: poco più di un fuoco d’artificio ma che indurrebbe eventuali
malintenzionati a pensare che la nave assaltata sia protetta da armi di
notevole potenza. Questo armamento è compatibile con il boato menzionato da
Freddy bosco nella sua prima intervista, appena sbarcato. Ciò non significa che
i colpevoli siano gli operatori della Diaplous, semplicemente prova che questo
tipo di armamento venga effettivamente impiegato dai team di security imbarcati
a protezione delle navi civili anche in quel tratto di mare.
La Olympic Flair si trovava all’ancora vicino al porto di Kochi, quindi a
circa 120km dal porto di Neendakara dove è rientrato il St. Anthony. Questo
significa che la Olympic Flair risulta difficilmente collegabile con
l’incidente per via della distanza. Possiamo però trarre alcune deduzioni:
· Quel giorno,
in quel tratto di mare, c’erano effettivamente imbarcazioni di pirati in
azione, essendo stati segnalati da almeno due navi diverse. E’ plausibile che
gli stessi abbiano tentato più di una sortita, in seguito magari ad un primo
insuccesso. Quindi i nostri potrebbero non essersi inventati un abbordaggio per
giustificare un tiro al bersaglio ma aver assistito realmente ad un approccio
ostile
· Il comandante
della Olympic Flair non può dichiarare di imbarcare un team di security
DISARMATO senza lasciarci perplessi
· L’orario e la
posizione indicata sul rapporto dell’incidente coincidono esattamente con il
passaggio delle unità indiane di scorta alla Enrica Lexie verso il porto di
Kochi: possibile che nessuno si sia accorto del tentato assalto, o che il
personale della Olympic Flair non abbia avvertito le vicine unità indiane?
Questo pone dei seri dubbi sulla
veridicità della posizione della Olympic Flair
Chi ha ucciso Valentine Jelastine
e Ajesh Binki?
Le tesi in tal senso possono essere molteplici: contractors di sicurezza
imbarcati su un’altra nave, la stessa marina indiana allertata che li ha
scambiati erroneamente per pirati, oppure ancora la marina cingalese in uno dei
numerosi scontri a fuoco con i pescatori indiani: se è vero che hanno navigato per 6 ore e mezza prima di giungere al porto di Neendakara, allora anche le acque territoriali cingalesi rientrano nel possibile raggio d'azione del St. Anthony; non è una zona di mare
tranquilla. A sostegno di queste tesi alternative, possiamo citare:
1. L’episodio in
cui la marina indiana ha affondato un
peschereccio thailandese con 14 marinai a bordo, scambiandoli per pirati.
Nessun militare indiano è mai stato arrestato o incriminato per questo [10]
2. Le centinaia di pescatori indiani uccisi negli
anni dalla marina cingalese.
Addirittura il Primo Ministro del paese giustifica tale massacro in nome del
rispetto delle acque territoriali, dichiarando: “Perché pescate da noi? Se
state dalla vostra parte, nessuno vi spara” [11] Naturalmente i pescatori non avrebbero ottenuto nessun risarcimento economico, in questo caso
A proposito della tesi che vedrebbe coinvolta la guardia costiera cingalese, sul sito qelsi.it si trova un'interessante ricostruzione che vedrebbe l'orario dell'incidente indicato da Freddy Bosco appena rientrato in porto, le 21.30, da riferire al giorno precedente [12]. In questo modo si giustificherebbero il rigor mortis delle vittime, il calibro dei proiettili e il ricco bottino di tremila pesci introvabili nelle acque del Kerala, a bordo del St. Anthony.
Non si hanno certezze su chi abbia veramente ucciso i poveri Valentine Jelastine e Ajesh Binki però, a giudicare dei riscontri obiettivi riassunti nella seguente tabella, su chi avrebbe avuto i sospetti maggiori un tribunale indipendente? E’ lecito che una delle parti in causa sia anche la parte giudicante, nonché incaricata di effettuare le indagini? Ovviamente NO.
Non si hanno certezze su chi abbia veramente ucciso i poveri Valentine Jelastine e Ajesh Binki però, a giudicare dei riscontri obiettivi riassunti nella seguente tabella, su chi avrebbe avuto i sospetti maggiori un tribunale indipendente? E’ lecito che una delle parti in causa sia anche la parte giudicante, nonché incaricata di effettuare le indagini? Ovviamente NO.
Affidabilità
dell’India e strumentalizzazioni politiche
POLITICA INDIANA: Nello stato del Kerala, il governatore
apparteneva al partito oppositore del partito di governo di Sonia Gandhi,
italiana trapiantata in India. La campagna elettorale è stata improntata sul
nazionalismo e sulla estraneità della Gandhi alla nazione indiana. Secondo voi,
se al governatore del Kerala capitasse la possibilità sotto elezioni di
catturare e incriminare due italiani, sfrutterebbe o no la possibilità di
strumentalizzare la questione ai fini politici? Viene quasi da sorridere a
pensarci, comunque una risposta si può trovare nell’intervista a Subramanian
Swami del partito “Bharatiya Janata”:
Nel primo video si afferma che “Sonia Gandhi ha aiutato i due marinai
italiani killer”, benché il processo non abbia decretato tuttora che siano colpevoli.
Nel secondo invece si afferma che “Raoul Gandhi (figlio di Sonia, ndr) è un
drogato, omosessuale e (ancora peggio) ha il passaporto italiano”. Dobbiamo
aggiungere altro a questo mix di insulti razzisti, omofobia e ignoranza? Si aggiunga che l'India ha un passato da paese colonizzato per cui il sentimento di revanscismo nei confronti dei paesi occidentali può essere facilmente cavalcato per fini elettorali. Nulla di diverso da quello che avviene a casa nostra, che in fatto di strumentalizzazioni non prendiamo lezioni da nessuno.
CASO SOLDATI INDIANI ACCUSATI DI STUPRO
IN CONGO [15]: L’India ha preteso l’IMMUNITA’ FUNZIONALE per i
suoi caschi blu impegnati in missione di peacekeeping in Congo. Adesso,
possiamo discutere sulla liceità o meno del concetto di “immunità funzionale”,
che fa decadere almeno in parte la responsabilità individuale di personale in servizio ma la domanda da
porsi è: è più lecito applicarla a due militari che nel peggiore dei casi
sono incappati in un tragico errore di valutazione oppure a presunti stupratori
che certamente non hanno agito “per errore”? Domanda retorica, ad ogni modo
l’India ha preteso l’immunità funzionale per i suoi soldati mentre, in barba
alla seppur minima coerenza, la nega ai fucilieri italiani.
AFFIDABILITA’ DELLA MAGISTRATURA
INDIANA: non si può evitare di menzionare
la vicenda di Tomaso Bruno ed Elisabetta Boncompagni, imprigionati in India per
CINQUE ANNI con l’accusa di omicidio SENZA LO STRACCIO DI UNA PROVA [16]. Tomaso
Bruno, 31 anni, ed Elisabetta Boncompagni, 42, erano stati condannati al
carcere a vita con l'accusa di aver ucciso un loro compagno di viaggio,
Francesco Montis, fidanzato della donna. Era il 2010, il giovane venne trovato
cadavere in una camera d'albergo a Varanasi, nel nord-est dell'India. I tre
ragazzi facevano uso di droga. La difesa provò a dimostrare che Montis quella
notte fu vittima di un malore. Per i magistrati indiani si trattò invece di un
delitto passionale con cui Tomaso ed Elisabetta si sarebbero voluti liberare
dello scomodo fidanzato: praticamente, il classico triangolo amoroso. Eppure i
tre vanno in vacanza insieme! Non solo, anziché lasciare il vecchio fidanzato
per quello nuovo spiegandogli le ragioni, come si userebbe tra persone civili,
la Boncompagni avrebbe deciso di eliminarlo, d’accordo col suo amante. Tutto
questo mentre si trovano in vacanza in un paese straniero, per giunta NON nella
foresta ma in hotel in città a Varanasi, dove non vi sarebbe alcuna possibilità di nascondere un cadavere. Loro
stessi, tra l’altro, chiamano l’ambulanza e la polizia. L’autopsia, eseguita da
UN OCULISTA, non riscontra la morte per strangolamento, eppure in giudice non
ha dubbi: ERGASTOLO per i due malcapitati italiani. Tribunali del genere
possono garantire un giusto processo?
RICOSTRUZIONE DELLA MAGISTRATURA
INDIANA: ricapitolando, secondo la versione della magistratura indiana dovremmo essere di fronte a due militari incapaci di distinguere una barca che passa da un assalto di pirati, che non rispettano le regole d'ingaggio e falsificano i rapporti. Vediamo
tutte le incongruenze con la versione fornita dai fucilieri stessi:
Versione fucilieri
|
Versione Guardia Costiera Indiana
|
|
Direzione St.
Anthony
|
In rotta di
collisione con l’Enrica Lexie
|
parallela e
opposta all’Enrica Lexie à i fucilieri della Marina quindi non sanno
distinguere una barca che passa da una che tenta un abbordaggio
|
Ingaggio verso
il natante in avvicinamento
|
1. Flash di
segnalazione
2. Palesata
presenza personale armato a bordo
3. Sparate tre
raffiche in acqua
|
Immediati
spari sul St. Anthony à violazione delle regole
d’ingaggio. Perché avrebbero dovuto omettere le raffiche di avvertimento?
|
Fucili
adoperati
|
Fucili di
dotazione personale, contrassegnati dal numero di matricola e assegnati in
modo univoco
|
Armi dei
fucilieri Voglino e Adronico àutilizzo di armi dei colleghi in
barba alle più elementari norme di gestione e senza alcun motivo apparente
|
Il governo
italiano
L’impressione che ne ho tratto è che i rappresentanti del debole governo
Monti, al tempo dei fatti contestati non
abbiano per primi creduto alla versione dei fucilieri, che si sono da
subito dichiarati innocenti. Questa deduzione si basa su due fatti:
· Il risarcimento
accordato a tempo di record alle famiglie dei pescatori, nel tentativo forse di
ammorbidire le posizioni indiane
· L’improntare
la strategia difensiva sulla posizione della Enrica Lexie in acque
internazionali e quindi fuori dalla giurisdizione indiana, anziché sull'innocenza dei fucilieri
Probabilmente nessuno ha pensato che, in uno stesso giorno, potessero avvenire due incidenti così simili in un ristretto tratto di mare, ed effettivamente è un fatto anomalo, a meno che non sia una stessa imbarcazione di pirati a tentare più sortite. Il governo e il comando stesso della marina hanno commesso di conseguenza numerosi
errori, esponendo il paese al ricatto dell’India sia dal punto di vista
politico che commerciale. Il governo attuale ha le mani legate dalla permanenza
di uno dei due fucilieri in india. La mia impressione è che però qualcuno in
India si sia reso conto dell’insostenibilità del processo di fronte ai
riflettori internazionali, viste le prove a disposizione. Prova ne sono i continui
rinvii, nonostante ci fossero a disposizione degli inquirenti materiale e prove sufficiente
a chiudere il caso in pochi giorni– e parliamo di un fatto del 15 febbraio 2012.
Probabilmente i “più informati” in India sperano in una soluzione decretata dal
Tribunale del Mare, tanto che la Corte Suprema Indiana ha accettato l’arbitrato
internazionale il 14 luglio 2015, nonostante le dichiarazioni sprezzanti della politica indiana nei giorni precedenti in merito. [17]
Ovviamente, dopo aver montato il caso e dopo le strumentalizzazioni politiche
di fronte all’opinione pubblica, nessuno in India vorrebbe dire: “Scusate,
abbiamo preso un granchio”, mentre il Tribunale del Mare (di Amburgo...) offrirà loro
la scappatoia e l'alibi di un tribunale “occidentale” che salva due
occidentali dalla giustizia indiana. E, ci scommetto, lo stesso sosterranno gli
immancabili complottisti e radical-chic accusatori nostrani, pur di non chiedere scusa ai
due connazionali per tutte le “parole a vanvera” che sono volate in questi
anni.