E’ il giorno della Terra e, la
settimana dopo il referendum sulle trivelle, i grandi a Parigi trovano un accordo per contenere il riscaldamento globale, peraltro senza
indicare esattamente come fare e dove intervenire e con pesanti ingerenze degli
interessi industriali.
Ma come porsi rispetto al problema?
Ma come porsi rispetto al problema?
1. Dal punto di vista del Consumatore: l'impulso al cambiamento può e deve
venire dal basso. Cercherò di elencare in seguito quali delle nostre attività quotidiane, in concreto, comportano emissioni di gas-serra.
2. Dal punto di vista del Legislatore: in questo caso occorre una volontà politica collettiva, che coinvolga i governi dei paesi e l'industria in toto, per proporre al consumatore un approccio diverso alla quotidianità, un approccio intelligente che permetta di continuare le nostre attività senza impattare sul clima.
2. Dal punto di vista del Legislatore: in questo caso occorre una volontà politica collettiva, che coinvolga i governi dei paesi e l'industria in toto, per proporre al consumatore un approccio diverso alla quotidianità, un approccio intelligente che permetta di continuare le nostre attività senza impattare sul clima.
Il cambiamento climatico è un problema?
La situazione è grave, lo
dobbiamo dire senza girarci intorno. L’aumento delle temperature del pianeta e
dei livelli di gas-serra sono evidentemente correlati. In rete si possono
trovare grafici come il seguente, in cui vengono riportate le temperature medie
rilevate in un’area di riferimento e la concentrazione di CO2
nell’atmosfera: la correlazione è inequivocabile ed impressionante, se
guardiamo alla scala temporale [1].
La CO2, o anidride
carbonica, è uno dei gas responsabili dell’effetto serra: più ce n’è nell'aria,
e più il pianeta si riscalda. Qualcuno dirà: e chi se ne importa se la
temperatura del pianeta dovesse aumentare di più di due gradi, limite previsto dall'accordo
di Parigi! Il problema invece è serio, perché la Terra è un sistema di
equilibri complesso e ci sono degli effetti non lineari, primo fra tutti
l’equilibrio della CO2 disciolta negli oceani. Gli oceani sono il
più grande contenitore di CO2, che è un gas piuttosto solubile in
acqua. Più l’acqua è fredda, e più anidride carbonica cattura. Ma se noi
immettiamo anidride carbonica nell'atmosfera, l’effetto serra riscalda il
pianeta, compresi gli oceani, che a loro volta rilasceranno enormi quantità di
CO2 precedentemente disciolta quando l’acqua era più fredda; questa
CO2 rilasciata andrà quindi a contribuire ulteriormente all’effetto
serra: l’aumento di temperatura rischia seriamente di divenire incontrollato: per questo si parla di effetti non-lineari.
Aumento di temperatura significa scioglimento dei ghiacci, innalzamento dei
mari e comparsa di tempeste e uragani con sempre maggior frequenza: tutte cose
che stiamo già sperimentando oggi.
Chi produce la CO2?
La risposta è: ognuno di noi. Tutti produciamo anidride carbonica in ogni attività quotidiana. L’anidride carbonica si
produce bruciando combustibili fossili (carbone, petrolio e gas). Noi bruciamo
i combustibili fossili per riscaldarci,
per spostarci e per produrre energia elettrica. Nel grafico
seguente abbiamo la lista dei combustibili fossili, con il peso di CO2
rilasciata per unità di energia di combustione, misurata in questo caso in MJ (mega
– Joule, pron. mega-giàul). Come possiamo vedere, a parità di energia
rilasciata, il carbone comporta l’emissione di anidride carbonica in misura due
volte e mezza maggiore al metano: possiamo quindi già stabilire una classifica
tra i combustibili fossili in quanto a contributo al riscaldamento globale, e
il carbone è senza dubbio il combustibile peggiore.
Ma chi utilizza ancora il
carbone? La Cina, cioè la maggior
economia mondiale, ma viene ancora impiegato massicciamente anche da paesi come Germania e Polonia, senza andare troppo lontano. Per fare qualsiasi prodotto occorrono materie prime, energia e
manodopera, in proporzioni
differenti a seconda del tipo di produzione. L’energia contribuisce anche
al’estrazione delle materie prime e al sostentamento della manodopera, quindi
possiamo dire che l’energia abbia
peso determinante nella maggior parte delle produzioni. Perché tutto il mondo
acquista prodotti cinesi? Perché costano meno, è la legge del mercato. Perché
costano meno? Perché la manodopera cinese costa meno, ma soprattutto perché
l’economia cinese è basata sulle enormi riserve di carbone del paese, che è il
combustibile più economico ma più inquinante in assoluto, e non solo dal punto
di vista dell’effetto serra. Tutto il mondo acquista prodotti cinesi, quindi
ognuno di noi contribuisce a bruciare il carbone cinese. Come fermare questo
trend? In questo caso dovrebbe essere il legislatore,
introducendo una carbon tax per riequilibrare il costo delle merci e favorire quelle
prodotte utilizzando energia rinnovabile, che sono invece sfavorite dal libero
mercato.
Anche quando è impiegato
specificatamente per la produzione di energia elettrica, il carbone resta
chiaramente la peggior fonte primaria di energia [2]:
In questo istogramma si riportano
le emissioni di CO2 per ogni kWh di energia elettrica prodotta dalle
varie fonti. Il kWh (il famoso “chilowattora”) è un’altra misura di energia e 1 kWh corrisponde a 3,6 MJ.
Nazioni e grandi produttori di energia
elettrica a parte, ANCHE NOI produciamo anidride carbonica ogni giorno,
utilizzando i combustibili fossili per le nostre attività quotidiane. Quanta ne
produciamo?
Riscaldamento domestico
Il riscaldamento di un
appartamento da 100 mq può essere preso grossomodo come riferimento per la
situazione di una famiglia media. Ovviamente, la coibentazione della casa fa il
ruolo del leone nella riduzione dei consumi, come si può vedere
dall’istogramma: una casa in classe A (barre verdi) consumerà circa cinque
volte meno calore di una vecchia abitazione in classe F (barre arancioni) a
prescindere dal tipo di impianto di riscaldamento adottato. Le abitazioni in classe
F sono una tipologia purtroppo ancora molto diffusa nel nostro paese. Lo stesso
discorso vale per i capannoni industriali.
Per quanto riguarda, invece, il
tipo di riscaldamento, come recitava lo spot: “Il metano ti dà una mano”, in
quanto per produrre la stessa quantità di calore rilascia intrinsecamente meno
CO2, come abbiamo già visto in precedenza, oltre ad essere
caratterizzato da una combustione più pulita. Ma il futuro NON E’ del metano,
bensì del riscaldamento tramite le pompe di calore. Si tratta di un
riscaldamento di tipo elettrico, in cui si utilizza l’energia elettrica per
trasportare il calore all’interno (o all’esterno, in caso di raffrescamento)
dell’abitazione. Il vantaggio è che, per ogni kWh di energia elettrica
impiegata, se ne trasportano 4 o 5 di calore, come nella moltiplicazione dei
pani e dei pesci. Ma non è tutto, perché l’energia elettrica può essere
prodotta da fonti che non comportano emissioni di gas-serra. Infatti, una pompa
di calore in Italia, dove il mix di fonti di energia elettrica comporta attualmente l’emissione di circa 530 g CO2 / kWh, avrà un impatto molto maggiore
della stessa pompa di calore in Francia o Svezia che, per motivi diversi,
producono energia elettrica al costo ambientale di circa 80 g CO2 /
kWh. La Francia ha infatti puntato sull’energia nucleare, mentre la Svezia
dipende in larga parte dall’idroelettrico.
Morale della favola: per una
scelta eco-compatibile, investiamo in una casa in classe A e che sia riscaldata
con la pompa di calore; oltretutto risparmieremo sulla bolletta!
Ci sono anche altre voci che
contribuiscono ai consumi domestici, però il riscaldamento dell’abitazione
costituisce la fetta maggiore di questi consumi:
Autotrasporto
Anche la scelta del mezzo di
trasporto, ovviamente, fa la differenza. Il grafico riporta l’istogramma con le
emissioni di CO2, considerando una percorrenza media annua di 20000
km. Possiamo dire che il signore che si sposta quotidianamente con un SUV da
250 g CO2/km emetta la stessa CO2 di 40 olandesi che
vanno a lavorare in bicicletta ogni giorno. E, almeno a Torino, se ne incontra
poca di gente sulla pista ciclabile, ed è un vero peccato, visti i benefici
derivanti dall’attività fisica quotidiana: perché
il torinese non utilizza la bicicletta? Anche l’auto elettrica rischia di
vanificare il suo effetto benefico sull’ambiente, a seconda del mix di fonti
con la quale viene prodotta l’energia elettrica. Come è possibile vedere
nell’istogramma, un’auto elettrica che ricarica le sue batterie in Francia o
Svezia (80 g CO2/kWh) emetterà 6 volte meno CO2 di quella
ricaricata in Italia oggi (530 g CO2/kWh). Paradossalmente, un’auto
elettrica ricaricata in Cina (1000 g CO2/kWh) emetterebbe più CO2
di un’auto tradizionale! Resta, va specificato, in ogni caso l’effetto benefico
dei veicoli elettrici sulla qualità dell’aria nelle città, che è una cosa che
non ha nulla a che fare con le emissioni di CO2, bensì con le
emissioni di particolato e ossidi di azoto, responsabili del cosiddetto smog cittadino.
Energia elettrica
Considerando che una famiglia
media potrebbe consumare circa 2000 kWh/anno di energia elettrica per uso
domestico, con il rateo di emissioni di CO2 da produzione di energia
elettrica in Italia si arriva alla cifra di circa 350 kg CO2 / annui
pro capite. E’ da notare che si tratta di una quantità molto più modesta di
quella prodotta per il riscaldamento o per l’autotrasporto, eppure il consumo
di energia elettrica molto spesso viene erroneamente considerato come maggior
responsabile dei cambiamenti climatici. Quello che si può fare è scegliere un fornitore di energia elettrica da fonti rinnovabili.
Vorrei dedicare una parentesi della questione "dighe", grandi opere che molte volte vengono avversate proprio da parte dell'ambientalismo più intransigente: l'idroelettrico di pompaggio è imprescindibile se si vuole far crescere l'energia solare, e la stessa Unione Europea si è recentemente interrogata sulle capacità di stoccaggio energetico dei paesi membri, proprio per far fronte al crescente impiego del solare fotovoltaico ed altre rinnovabili [3,4]. Il solare, è noto, fornisce potenza elettrica solo quando c'è il sole, mentre la rete elettrica richiede energia con un ritmo che non segue affatto quello del sole. Per la diffusione di questa fonte d'energia è dunque necessaria una tecnologia accessoria in grado di accumulare l'energia e rilasciarla a comando. L'unico modo per farlo convenientemente è il pompaggio dell'acqua nei bacini montani, un sistema che consente di accumulare quantità enormi di energia ad impatto ambientale piuttosto contenuto, con efficienza dell'85%. A titolo d'esempio, immaginando di pompare ipoteticamente acqua fino a riempire un lago della capacità analoga a quello del Moncenisio, partendo da un bacino 1000 metri più in basso. In questo modo, si possono accumulare circa un miliardo di kWh di energia elettrica. A termine di paragone, per immagazzinare la stessa quantità d'energia con le migliori batterie al litio sul mercato, ne servirebbero circa 3 milioni di tonnellate, con relativi risvolti ambientali e problemi di smaltimento a fine vita. Considerando che le batterie al litio costano circa 1€/Wh, occorrerebbero circa 100 miliardi di € per acquistarle, quasi quanto spendiamo in Italia in un anno per pagare le pensioni.
Una seconda caratteristica davvero unica dell'idroelettrico, nel panorama delle fonti di energia, è la capacità di erogare potenza a comando in maniera pressoché immediata, e questa è una caratteristica davvero pregiata, che consente di soddisfare i picchi di potenza richiesti dalla rete elettrica.
L'idroelettrico è dunque, allo stato attuale delle cose, una tecnologia necessaria alla diffusione delle altre rinnovabili.
Una seconda caratteristica davvero unica dell'idroelettrico, nel panorama delle fonti di energia, è la capacità di erogare potenza a comando in maniera pressoché immediata, e questa è una caratteristica davvero pregiata, che consente di soddisfare i picchi di potenza richiesti dalla rete elettrica.
L'idroelettrico è dunque, allo stato attuale delle cose, una tecnologia necessaria alla diffusione delle altre rinnovabili.
Alimentazione
Ed ecco una fonte nascosta ma
massiccia di gas-serra. Prendiamo il caso peggiore, cioè quello riguardante la
produzione di carne. Si stima che per ogni kg di carne vengano immessi
nell’atmosfera mediamente 10 kg di CO2 o equivalente in metano, altro
potente gas che incrementa l’effetto serra ancor più della CO2 [5,6]. Le
proporzioni variano a seconda del tipo di carne preso in considerazione e del
tipo di calcolo, comunque grossomodo i valori sono questi. Gli italiani
consumano mediamente 78 kg di carne a testa l’anno, producendo, di
conseguenza, circa 800 kg di CO2
o equivalenti gas-serra (metano). L’americano medio, consumando 130 kg carne l’anno, contribuirà, di conseguenza, con circa 1300 kg CO2/anno.
La strada da seguire per il futuro sarà senz'altro quella di sostituire almeno
in parte il consumo di carni con equivalenti vegetali e ottimizzare i cicli
produttivi degli allevamenti con il recupero del biogas, oggi in maggioranza
rilasciato in atmosfera. Tra l’altro l’eccessivo consumo di carne è dannoso per
la salute. Tengo a precisare che scrivo queste cose da estimatore di bistecche e quant'altro, ma consapevole che non si potrà fare finta di nulla ancora a lungo di fronte a un modello di alimentazione insostenibile.
Riepilogo e conclusioni
E' sorprendente constatare come l'energia elettrica sia una voce minoritaria, contrariamente a quanto potrebbe suggerire il sentir comune.
Ognuno di noi, a conti fatti, produce direttamente per le proprie attività private circa 7 t/annue di CO2, ripartite come indicato grosso modo dalla torta, in cui le misure sono indicate in kg/anno. Questo articolo non si pone l’obiettivo di quantificare esattamente le emissioni di ognuno di noi, in quanto le abitudini sono molto differenti e servirebbe un’indagine statistica, bensì di indicare grossomodo quali siano le attività quotidiane che più impattano sul riscaldamento globale. Il messaggio che si vorrebbe passare è innanzitutto la comprensione del problema, e in secondo luogo che ognuno può e avrebbe il dovere morale di modificare il proprio stile di vita per cercare di migliorare la situazione, con accorgimenti che sono alla portata di tutti:
Ognuno di noi, a conti fatti, produce direttamente per le proprie attività private circa 7 t/annue di CO2, ripartite come indicato grosso modo dalla torta, in cui le misure sono indicate in kg/anno. Questo articolo non si pone l’obiettivo di quantificare esattamente le emissioni di ognuno di noi, in quanto le abitudini sono molto differenti e servirebbe un’indagine statistica, bensì di indicare grossomodo quali siano le attività quotidiane che più impattano sul riscaldamento globale. Il messaggio che si vorrebbe passare è innanzitutto la comprensione del problema, e in secondo luogo che ognuno può e avrebbe il dovere morale di modificare il proprio stile di vita per cercare di migliorare la situazione, con accorgimenti che sono alla portata di tutti:
- Mobilità: usare i mezzi pubblici o, ancora meglio, la bicicletta
- Abitazione: sceglierne una in classe A con riscaldamento a pompa di calore e acqua calda da pannelli solari
- Energia elettrica: scegliere un fornitore da rinnovabile
- Alimentazione: moderare il consumo di carne
Per quanto riguarda la parte relativa al Legislatore, quello che si può fare è PARLARE del problema. Discuterne, condividere i contenuti finché si giunga a un livello di consapevolezza collettiva tale da poter influire a livello mondiale sulle scelte che dipendono da governi e grande industria. Sembra utopia? L'unica cosa certa è che non si può più fare finta di nulla.
P.S. del chimico
Capita frequentemente di leggere
sui giornali della fantomatica “Co2”. Può sembrare un errore da poco, ma in
chimica C è il simbolo del carbonio, O dell’ossigeno mentre Co è il simbolo del
cobalto. Di conseguenza:
CO2 = biossido di
carbonio o anidride carbonica
Co2 = "cobalto
biatomico" (non pervenuto)